Anna e Tom hanno una casa che in foto viene benissimo. Sono expat poco meno che trentenni e vivono a Berlino, lavorano come creativi freelance e il loro feed di Instagram è assolutamente perfetto. A guardar bene, però, c’è sempre un po’ di polvere che si annida negli angoli, il disordine in camera è ormai ingovernabile, e le foglie di quella pianta così bella davanti al bovindo stanno cominciando a ingiallire. Si vogliono bene, ma la loro complicità sessuale è meno brillante di quello che i loro sex toys sul comodino Se si scava un po’ sotto la superficie, la loro vita è molto meno perfetta di quello che sembra.
Nel 1965 Georges Perec, in un romanzo molto bello che si chiama Le cose aveva raccontato la storia di una coppia di giovani vittima del consumismo, devota al culto degli oggetti che sono anche simboli sociali. Nel 2022 Vincenzo Latronico descrive, in un romanzo altrettanto bello, il disorientamento in un mondo dove le immagini che scrolliamo in bacheca sono moneta sonante per la nostra reputazione, per il nostro valore e, in ultima istanza, per la nostra felicità. Anna e Tom cercano un’autenticità che pare un miraggio, che è sempre in un altrove di là da venire, nel prossimo post sagace su Instagram o nella prossima vacanza che tanto li deluderà perché tutti i posti sono uguali.
Latronico ha scritto un romanzo generazionale e intelligente riuscendo a integrare i social nella narrazione senza mai risultare forzato o fasullo e senza cadere in facili moralisti. La scrittura è attentissima e letteraria ma sempre distaccata, fredda, lucidissima e racconta un mondo a tinte pastello, dove l’unico tempo verbale possibile è quello sfumato, indistinto dell’imperfetto, e dove anche gli eventi del mondo e della storia, quando irrompono, vengono riassorbiti nel rumore bianco di sottofondo.