Sul mare ci si sente orfani, il navigante si strugge per tutto quello che ha lasciato e ricompone i conflitti che a terra dividevano il male dal bene. Si scende in una specie di grande valle, si entra in contatto con l'universo e i messaggi che arrivano da terra sembrano quelli di una cattedrale evanescente. Si getta sul mare uno sguardo che ha sempre qualcosa di perduto. L'uomo di terraferma crede che il marinaio sia felice di andare, non sa che è intessuto di angoscia e sogni e che gli sembra di percorrere una via che non conduce in nessun luogo. Per questo si affeziona agli strumenti che gli fanno tenere le rotte e lo portano da qualche parte. Un marinaio non arriva mai nel suo, non ha possessi, il suo sguardo anche più attento è sempre muto. Parla per farsi compagnia, oppure tace, e quando parla, spesso delira, non vuol convincere nessuno.
Il terzo romanzo di Francesco Biamonti racconta l'ultimo incarico di un marinaio ligure prima di ritirarsi, un'ennesima fuga dalle cose più amate, dalla donna autorevole e saggia che lo aspetta, la donna che continua ad essere capace di amarlo nonostante gli addii, nonostante quest'ultimo addio.
Edoardo ottiene il suo ultimo ingaggio. Destinazione: le coste dell'ex Iugoslavia. Carico: una partita di armi. La navigazione procede pacifica fra ricordi, sensazioni,e sembra dilatarsi come l'acqua di mare gonfiata dai venti.
Gli uomini dell'equipaggio parlano di passato e futuro ma mai del presente, tantomeno del viaggio e dei suoi aspetti morali. La radio trasmette ordini, gli ordini vanno eseguiti, questo basta.
Finché la radio, improvvisamente, tace e gli ordini non arrivano piú. E inizia l'attesa, l'attesa sul mare.
Un romanzo breve, ambientato durante la guerra dei Balcani: paesaggio inconsueto per i libri di Biamonti, lontano dalla sua amata Liguria della quale però l'intera prosa rieccheggia: nel linguaggio scarno e aspro come il litorale ligure, nella descrizione di mandorli in fiore e di orizzonti che scrutano il mare dall'alto, nei dialoghi schietti e reticenti fra amanti divisi tra partenze e ritorni.
Francesco Biamonti, Attesa sul mare (Einaudi)
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