La storia di Misery la conoscono più o meno tutti, complice il film del 1990 con una Kathy Bates da Oscar. Dopo un grave incidente in macchina, l'autore di best seller Paul Sheldon – speculare all'autore, vessato dalla critica eppure di successo – viene ritrovato ai bordi della strada da Annie Wilkes, ex infermiera e “sua ammiratrice numero uno” che lo porta a casa sua –una casa isolata, siamo in Colorado – e allestisce per lui una stanzetta dove curarlo dalle ferite. Appare chiaro sin da subito, però, che più che una cura si tratta di un vero e proprio sequestro, fatto di violenze e sevizie fisiche e psicologiche a cui Paul, stordito e reso dipendente dai potenti antidolorifici che Annie gli propina, non può in alcun modo sottrarsi.
La colpa di Paul è quella di aver fatto morire Misery Chastain, l'eroina dei suoi romanzi venerata da Annie, e l'unico modo per espiarla sarà scrivere un nuovo romanzo che riporterà Misery in vita, sotto lo sguardo severo ed esigente della sua aguzzina-infermiera.
Romanzo raffinatissimo e inquietante, Misery racconta le dinamiche che sottendono a tutti i rapporti sadici e di dipendenza. In questo romanzo King non ricorre alle logiche del fantastico e del soprannaturale, ma si immerge invece nelle profondità più reali del disturbo psichico, tratteggia uno dei personaggi più cattivi (e credibili) del '900 e mostra le resistenze di Paul che arretrano, centimetro per centimetro, fino a sfaldarsi sotto il peso della manipolazione e delle violenze.
Un romanzo che è una dichiarazione d'amore feroce alla scrittura, al suo potere salvifico ma anche al suo aspetto vessatorio e persecutorio, che non lascia scampo agli scrittori, che si fa tormento e ossessione. Un romanzo che contiene al suo interno un metaromanzo, quello scritto da Paul nel tempo della sua prigionia, che vive all'interno dei pensieri del protagonista e dà sostanza ai nostri incubi peggiori