Consacrato da Philip Roth come uno dei più grandi capolavori della letteratura ebraica americana, Il commesso di Malamud ha sicuramente un posto tra quei libri straordinari che tutti dovrebbero leggere.
Nella Manhattan degli anni ‘50 incontriamo Morris Bober, titolare di una piccola bottega sull’orlo del fallimento, e insieme a lui la figlia Helen, giovane dai grandi desideri. Sulla loro strada compare Frank Alpine, ladruncolo di bassa lega deciso a redimersi, che riesce a farsi assumere come commesso.
Un romanzo vero e limpido sulla condizione umana, sulla capacità (o incapacità) di realizzare la propria vita, una storia semplice ma narrata con un ritmo ipnotico che ci offre una visione a tutto tondo sulla reale consistenza del sogno americano, senza nessuna retorica. Malamud, maestro di finali, colpisce preciso e bruciante come uno schiaffo, rappresentando l’impossibilità di una felicità sicura con il suo modo di raccontare e caratterizzare i personaggi, rendendo eccezionale questa storia di gente umile e infelice. Un libro dolce e duro al tempo stesso, triste e commuovente, sempre in bilico tra tragico e comico.
Il commesso, Bernard Malamud (minimum fax)
Traduzione di Giancarlo Buzzi
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