Un romanzo che nasce per un volta non da una domanda ma da una risposta, quella che l’autrice A.S. Byatt vuole dare all’opera di maggior successo di John Fowles, “La donna del tenente francese”, in cui vengono descritti i tratti fondamentali dell’età vittoriana: ci riesce così bene da superarlo (e vincere pure il Booker Prize nel 1990.)
“Possessione” è un potpourri postmoderno magistralmente realizzato: sulla falsariga di un romanzo storico, con un intreccio di lettere, diari e poesie interamente immaginati dall’autrice, un’alternanza di stili diversi e citazioni coltissime, è un opera metaletteraria complessa che si interroga (e talvolta satireggia) sulla società dell’epoca e su quella contemporanea, sull’amore e la sessualità e l’indipendenza, con brillanti riflessioni sulla letteratura e la sua interpretazione.
Tutto questo attraverso la storia di Roland Mitchell e Maud Bailey, due studiosi contemporanei, entrambi per motivi tanto diversi quanto simili insoddisfatti, la cui vita inizia a cambiare grazie a un ritrovamento inaspettato: delle lettere tra Randolph Ash e Christabel Lamotte (poeti vittoriani immaginati dalla Byatt, ispirati a Alfred Tennyson lui e a Christina Rossetti lei) che li condurranno a ritroso nel tempo sui passi della storia d’amore tra i due, fino ad allora sconosciuta al mondo intero. Nonostante la trama complessa ed articolata su più livelli la narrazione non perde mai d’intensità, ma anzi il ritmo cresce fino allo svelamento finale lasciando il lettore più che soddisfatto, ebbro.
“Possessione” è un nodo stretto tra vita e letteratura, intessuto abilmente dalla mani di una scrittrice straordinaria.
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