Se Dio è morto, allora tutto è permesso?, si chiedeva Dostoevskij attraverso la voce di Ivan Karamazov. La stessa domanda, e lo stesso sguardo sconcertato di fronte a una libertà talmente radicale da creare inquietudine, tormenta il protagonista di questo bellissimo romanzo di Isaac Bashevis Singer (un enorme GRAZIE ad Adelphi che sta portando alla luce l'opera di uno dei più grandi e preziosi autori del Novecento). Hertz Minsker, il ciarlatano del titolo, ebreo polacco fuggito dall'Europa in guerra e stabilitosi a New York, è un pensatore, un intellettuale, ma anche un bugiardo cronico, ossessionato dalle donne e dal sesso, del tutto incapace di badare a se stesso e costretto a farsi mantenere da amici generosi e da donne innamorate. Mentre il suo amico Morris radicalizza la propria fede, la propria appartenenza alla comunità ebraica e l'adesione ai suoi valori nel tentativo di conservare la propria identità, le giornate del ciarlatano sono scandite dall'intrecciarsi degli appuntamenti amorosi e delle menzogne, dei segreti e dei tradimenti. Minsker contempla, inerte ma dolorosamente consapevole, la propria vita sprofondare nel baratro della più totale indifferenza morale, dove lo sguardo di Dio e di un imperativo etico non possono più arrivare. L'esistenza febbrile e rocambolesca del ciarlatano ha come contraltare la tragedia che si sta consumando in Europa: la guerra e lo sterminio sistematico degli ebrei, un pensiero ossessivo che non può che incombere sul quotidiano di tutti i personaggi del romanzo, rendendo ancora più incomprensibile (e in fondo vuoto) il disegno che l'Onnipotente ha in serbo per il mondo.
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