Averna, Braulio, Capo, Monte col ghiaccio, lisci, mi ci metti anche una fetta d’arancia? Gli amari sono i compagni insostituibili delle nostre serate, e da noi hanno lo statuto di pater familias, con il rispetto che ne consegue.
Ne hanno ben donde: di radici antichissime (nati in seno al movimento degli alchimisti arabi medievali), nella loro forma attuale sono i discendenti diretta della farmacopea casalinga. Fino a un paio di secoli fa, gli si attribuiva ancora numerose (spesso miracolose) proprietà curative, e non era infrequente che i singoli nuclei familiari avessero le proprie ricette, tramandate da generazioni, per prepararne all’occorrenza. Non sorprende perciò la diffusione capillare e la varietà degli amari esistenti, specialmente in Italia, paese che grazie alla varietà dei climi e perciò della biodiversità botanica, vanta la tradizione più radicata e diversificata in Europa per questa categoria di spiriti. Perfetti prima dell’aperitivo, per stimolare l’appetito, e dopo, per facilitare la digestione, compagni di meditazione e di chiacchiere, severi ma generosi, gli amari nascondono dietro la loro apparente semplicità uno spirito profondo e, ci piace immaginare, storie tanto avvincenti e travagliate quanto quella delle persone che hanno dato loro la vita. Venite a chiedercene, chiedetecene spesso.
Un amaro è l’amico che pazientemente ascolta, capisce, silenzioso sorride.