Per il ciclo di incontri BOOKCITY comincia in libreria, i "Tre quadernetti indiani" di Dario Borso, illustrati da Pietro Spica, arrivano a Milano.
Due ragazzi italiani si incontrano per caso al Crown Hotel di Delhi. Reduci entrambi da un altro classico viaggio di iniziazione, negli Stati Uniti, fraternizzano subito, partono insieme per Benares, da lì a tappe raggiungono Kathmandu, dove si separano: Dario prosegue per Calcutta, dove scopre di avere la malaria, e da lì per Madras.
Di ritorno, Dario mostra i tre quadernetti del suo diario a Pietro che li illustra a china, poi i quadernetti si infilano chissà dove per rispuntare solo adesso.
Il sud dell’India trattiene Dario e lo cambia: i cieli fradici di pioggia, la luna piena, sola contro gli attacchi di cumuli neri; città dove tutto formicola d’un tratto appena scende il buio, e città bianche e distese come Mysore.
Templi, tori e elefanti di pietra, divinità indu, Zarathustra. È l’India di Shiva, figlio del diluvio, dello sguardo di Parvati e insieme del festival di Santa Teresa d’Avila patrona di Mahé; di una statuona di San Giorgio e il drago accanto a una miniatura con Krishna che cavalca il pavone, in una bottega d’antiquario a Cochin.